Studiare le stranezze e la varietà del mondo
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La cultura di cui parlano gli antropologi è una realtà complessa, processuale, che interviene nella formazione degli uomini; produce pensieri e pettinature, parole e genuflessioni, simboli elevati e atti volgari, emozioni e sentimenti, e li orienta, disegna corpi e intelligenze: è motore che spinge le persone ad arricchire se stesse, ad attivare le proprie capacità, elaborare modelli di vita, rispondere alle loro regole, metterle in discussione.
L’antropologia culturale è quella disciplina che si occupa di studiare le differenze esistenti tra i gruppi umani e le loro attività, indaga su connessioni e distanze e su ciò che le determina, ama le stranezze e la varietà del mondo.
Eugenio Imbriani è professore associato di Antropologia culturale e Storia delle tradizioni popolari presso l’Università del Salento (Lecce). I suoi interessi sono orientati allo studio del folklore, ai temi della cultura popolare, della scrittura e dell’esperienza etnografica, ai rapporti tra memoria e oblio nella produzione dei patrimoni culturali e delle identità locali. Ha prodotto numerose pubblicazioni, monografie, saggi apparsi su riviste, in volumi collettanei, atti di convegni; è direttore della rivista “Palaver”; dirige la Sezione etnografica del Museo Civico di Giuggianello (Le). Ha conseguito l’abilitazione nazionale alla prima fascia della docenza. Per Progedit ha pubblicato Sull’ironia antropologica (Bari 2014), La strega falsa (Bari 2017) e ha curato il volume Ernesto de Martino e il folklore (Bari 2020).
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