Classici della letteratura scandagliati per giungere ad una più profonda cognizione del disagio psichico.
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L’idea di attingere alla sapienza dei poeti per scandagliare gli aspetti clinici e psicopatologici delle malattie mentali è stata suggerita da Freud oltre un secolo fa, evocando le parole di Amleto ad Orazio che si mostrava dubbioso davanti all’apparizione del fantasma del Re: “I poeti sono alleati preziosi, e la loro testimonianza deve essere presa in attenta considerazione, giacché essi sono soliti sapere una quantità di cose fra cielo e terra che la nostra filosofia neppure sospetta”. Numerosi classici della letteratura vengono decostruiti, scandagliati, scomposti nei loro aspetti più espressivi e formali in nome di un unico desiderio: far emergere la dimensione del reale per giungere ad una più profonda cognizione del disagio psichico. Le impurità, le imperfezioni, le ambiguità presenti nel testo, nella trama, nei personaggi, irriducibili a un inquadramento nosografico, a un ordine logico, a un ragionamento basato su un rigido sapere, consentono in molti casi di avviare un lavoro di riflessione teorica e clinica svincolata dalla ricerca del messaggio nascosto nell’opera e del fantasma inconscio dell’autore.
Angela Balzotti Psicologo clinico e psicoterapeuta, per anni docente a contratto di Psicologia Dinamica presso l’Università degli studi di Basilicata. Studiosa nel campo delle intersezioni tra psicoanalisi e neuroscienze, è autrice di pubblicazioni scientifiche sulla biologia delle relazioni.
Mario Altamura Psichiatra, ricercatore, docente di psichiatria e psicopatologia presso l’Università degli studi di Foggia. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali. Fa parte del board della rivista scientifica «Journal of Psychiatry & Mental Disorder».
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